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"Ogni individuo ha diritto ad un tenore di vita sufficiente a garantire la salute e il benessere proprio e della sua famiglia, con particolare riguardo all’alimentazione {…}" (Art. 25 della Dichiarazione Universale dei Diritti dell’Uomo)
È per procacciarsi il cibo e per sopravvivere che l’uomo ha avviato il suo intervento sulla natura attraverso la ricerca, la tecnologia e le conquiste scientifiche. La storia dell’uomo sulla terra è la storia del suo rapporto con l’ambiente di cui esso stesso è parte, ma anche artefice e trasformatore.
La sovranità alimentare è il diritto dei popoli ad alimenti nutritivi e culturalmente adeguati, accessibili, prodotti in forma sostenibile ed ecologica, ed anche il diritto di poter decidere il proprio sistema alimentare e produttivo.
Il paradosso del sistema alimentare oggi conta quasi 900 milioni di persone che soffrono la fame e non sono in grado di procurarsi una quantità di cibo necessaria per far fronte al minimo del fabbisogno energetico richiesto. Questo dato aumenta durante i periodi di scarsità alimentare stagionali e in tempi di carestia e di disordini sociali.
La malnutrizione sotto forma di carenze di vitamine e di minerali essenziali, continua ad essere, su scala mondiale, la causa di malattie gravi e della morte di milioni di persone. Secondo alcune stime 13 milioni di bambini sotto i cinque anni muoiono a causa di malattie e infezioni che potrebbero essere prevenute.
Più dell’80% di queste persone, compresi i bambini, lavora per produrre cibo. Sullo stesso pianeta, però, nello stesso momento 1,4 miliardi di persone è obeso o in sovrappeso e consuma sempre di più: oltre 4.000 tazze di Nescafè, più di 19.000 Coca Cola al secondo.
Gli alimenti, di fondamentale importanza strategica, diventano sempre meno accessibili e qualitativamente meno sicuri per larga parte della popolazione mondiale a causa dei cambiamenti climatici, dell’impiego intensivo di monocolture e di terreni per produrre combustibili, delle abitudini alimentari in evoluzione nei paesi emergenti della nuova classe media.
I paradossi non finiscono qui, perché un miliardo di persone è senza acqua e, un terzo della produzione alimentare mondiale va sprecata: ogni anno si perdono 1,3 miliardi di tonnellate di cibo. Nella sola UE, infatti, si stima che circa il 50% del cibo prodotto non venga consumato e finisca direttamente tra i rifiuti con un enorme impatto ambientale, economico e sociale. Ogni anno in Italia, buttiamo 6,6 milioni di tonnellate di cibo, una media di 146 chili a testa.
Lo spreco alimentare è solo l’ultimo campanello d’allarme sull’insostenibilità degli odierni sistemi produttivi e stili di vita.
In linea teorica, l’attuale sviluppo del sistema alimentare mondiale permetterebbe di sfamare tutti gli abitanti del pianeta, ma gli squilibri della realtà rendono possibili milioni di morti per fame e malnutrizione, e contemporaneamente 263 miliardi di euro vengono spesi in Europa ogni anno dai sistemi sanitari per curare le conseguenze dell’obesità (in Italia sono 22 miliardi) e 227 miliardi di dollari negli Stati Uniti.
Quando si parla di cibo e sostenibilità entrano in campo numerosissime variabili quali la sicurezza e la sovranità alimentare, la salute, gli impatti della catena di produzione sull’ambiente e sulla biodiversità, la qualità e il prezzo degli alimenti. La qualità degli alimenti dipende dai modelli economici utilizzati per la loro produzione e distribuzione; meccanismi sui quali è possibile intervenire solo attraverso un faticoso processo di cambiamento di abitudini.
ApuliaKundi intesse legami di cooperazione anche con le realtà dei Paesi più poveri per promuovere lo scambio di esperienze e la cooperazione scientifica, progetti di cooperazione allo sviluppo nell’ambito della produzione di Spirulina per sconfiggere la malnutrizione e la denutrizione.
Aumentare semplicemente la produzione alimentare, tuttavia, non garantisce l’eliminazione della fame, per questo ApuliaKundi contribuisce a rendere i consumatori più consapevoli dei processi di produzione degli alimenti, dell’impatto che ne deriva, della propria impronta ecologica e del proprio potere attraverso le scelte quotidiane affinché attraverso un cambiamento comune si possa garantire il diritto fondamentale di tutti gli esseri umani ad essere “liberi dalla fame”.